Dopo circa otto mesi dall’inizio dell’emergenza sanitaria, lo Smart Working torna di nuovo al centro del dibattito pubblico, come alternativa lavorativa per aziende, pubblica amministrazione e liberi professionisti.

 

Tra i benefici si trovano sicuramente l’assenza di spostamenti: non dover più affrontare lunghi viaggi per recarsi a lavoro è sicuramente un grande vantaggio, almeno in termini di tempo.
Ma ciò si traduce anche in un miglioramento delle condizioni di vita?

 

Secondo uno studio Microsoft, le persone in Smart Working, passano in media il 25% del tempo in più a lavorare rispetto ai dati dello stesso periodo.
Un ulteriore quesito: siamo sicuri che a un aumento del tempo di lavoro coincida anche un aumento di produttività?
Difficile da dedurre, in quanto entrano in gioco altre dinamiche in grado di influenzare l’equazione. Tra queste il concetto di Modern Workplace.

 

Con Modern Workplace si fa riferimento a una strategia di trasformazione digitale delle organizzazioni attraverso una ridefinizione dello stesso contesto lavorativo. 
Adattarsi al cambiamento vuol dire non farsi trovare impreparati e contribuire attivamente alla costruzione di un ambiente che sappia orientare la collaborazione verso obiettivi concreti per l’azienda e al tempo stesso tenere in considerazione le esigenze dei collaboratori, siano in termini di sicurezza (come ci impone il periodo attuale), che di benessere.
Circa un terzo dei lavoratori agili afferma che la mancanza di una separazione netta tra lavoro e vita privata ha (avuto) un impatto negativo sul loro benessere.
Oltre il 30% di questi lavori afferma infatti di aver sofferto, soprattutto durante la pandemia, di una forma più o meno lieve di stress.

 

Tra le principali cause di burnout:

 

  • Una quantità di lavoro eccessiva
  • Una comunicazione farraginosa con richieste o pratiche inevase
  • Un’organizzazione del lavoro poco chiara
  • Una strumentazione insufficiente
  • Un ambiente lavorativo non idoneo

 

Come evitare dunque un effetto domino negativo all’interno della propria organizzazione? Ripensare la collaborazione. Ridefinire i confini del lavoro. Magari provando a incentivare una separazione positiva tra lavoro e vita privata, prima risultante dagli spostamenti, ora sostituibile da una sessione di meditazione o un intervallo formativo o di dialogo tra imprese.
Allo stesso tempo gli stessi responsabili devono garantire e indicare una direzione e un coordinamento strutturale, coinvolgendo i propri dipendenti verso una relazione interpersonale, per evitare l’isolamento dall’azienda e dai colleghi.

Tutto ciò è già realtà in molte aziende e organizzazioni, grazie anche alla versatilità di strumenti come Microsoft Teams, con il quale oltre a gestire i vari task, accedere a file e cartelle condivise ed effettuare videochiamate, si possono integrare servizi di terze parti per migliorare ulteriormente l’esperienza lavorativa. E proprio per ovviare alle difficoltà del momento Microsoft Teams può essere implementato nella tua azienda gratuitamente fino al 31 gennaio 2021 o come parte dell’esperienza Microsoft 365.

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